Quando stare a dieta non fa dimagrire
Il miglior modo per dimagrire è stare a dieta. Questo è quello che ritiene la maggior parte delle persone, in effetti non c’è niente di più semplice e immediato: “mangio meno, dimagrisco”, ma in realtà quello che si rileva in ambito clinico è una situazione quasi opposta: “nonostante sia sempre a dieta non riesco a dimagrire”. Come si spiega questo fenomeno?
Le ragioni principali sono due, una di ordine biologico l’altra di tipo psicologico.
La prima, come viene spigato da Luca Speciani nella sua dieta GIFT, è che qualsiasi dieta restrittiva, ovvero che tende alla riduzione dell’assunzione di cibo, non può essere efficace perché l’organismo si difende abbassando il metabolismo diminuendo di conseguenza la quantità di cibo che viene consumata (trasformata in energia) rispetto a quella che viene accumulata (trasformata in grasso). L’effetto di questo meccanismo fisiologico è che inizialmente dimagriamo ma poi, pur riducendo l’assunzione di cibo, perdiamo sempre meno peso e se ritorniamo a mangiare normalmente, come prima della dieta, allora non solo riprendiamo tutto ciò che abbiamo perso, ma anche qualcosa di più.
La seconda ragione è di tipo psicologico e riguarda il rapporto fra la forza di volontà nel controllarsi e il piacere del cibo. Non bisogna dimenticarsi che l’alimentazione non può essere considerata solo in termini biologici e medici, ma è collegata a importanti aspetti psicologici e sociali. Mangiare è prima di tutto un piacere, una delle nostre pulsioni più ataviche e inoltre nella nostra cultura è il punto di incontro per importanti esperienze sociali, si pensi alle cene delle festività, alle cene aziendali, alle cene con amici ecc…Di conseguenza controllare con la forza di volontà il cibo, ridurne la quantità e ristringendone drasticamente la varietà (ci sono diete che propongono bresaola e insalata e poco altro), come sa chi è perennemente a dieta, può essere uno sforzo davvero insostenibile, che può condurre ad effetti paradossali, ovvero ad ingrassare ancora di più invece che a dimagrire.
Il primo e più diffuso effetto paradossale delle diete restrittive è l’effetto trasgressione: proibirsi determinati cibi ha l’immediato risultato di aumentarne la desiderabilità fino a farli diventare davvero irresistibili. Chi sperimenta tale condizione è in una lotta perenne contro le tentazioni e molto spesso riesce a liberarsi dalla conseguente tensione emotiva indotta da questo stato infrangendo quotidianamente la dieta, in alcuni casi con abbuffate incontrollabili. Come diceva Sant’Agostino chi si astiene porta sempre dentro di sé l’oggetto della sua astinenza.
Il secondo effetto paradossale è quello della lotta continua. Chi riesce a stare a dieta e a raggiungere il peso forma desiderato, quando riinizia a mangiare normalmente, si vedrà riprendere in pochi mesi il peso perduto, questo per i motivi fisiologici spiegati sopra. La reazione della persona visto che la dieta ha funzionato sarà quella di rimettersi a dieta per poi riottenere lo stesso risultato: il recupero del peso dopo aver ottenuto il perso forma. Tutto questo genera nelle persone forti vissuti di frustrazione e nel tempo le conduce ad accumulare sempre più peso in quanto dopo la dieta si riprendono chili in più rispetto a quelli che avevamo prima di iniziarla, proprio perché il metabolismo si è abbassato. Questa condizione ricorda quella del mito di Sisifo che era costretto a portare una roccia in cima ad una montagna dalla quale rotolava giù ed era così costretto a riportarla su all’infinito.
Un altro effetto paradossale delle diete restrittive è l’effetto rinuncia. Chi fallisce nel rispettare le diete può arrendersi completamente e concedersi il piacere del cibo senza alcun controllo e ingrassando di conseguenza a dismisura. Queste persone è come se sedassero la frustrazione di non riuscire a stare a dieta, col cibo; per cui mangiano di più tanto più si sentono incapaci di rispettare le diete, che, come abbiamo visto, per quanto sono restrittive difficilmente possono essere seguite. Per queste persone vale l’aforisma: “chi divora è divorato dentro”.
Ci si può chiedere se esiste qualcuno che riesce a mantenere nel tempo una dieta restrittiva. La risposta può essere veramente sconcertante: chi ci riesce spesso sviluppa delle difficoltà maggiori rispetto a chi, come abbiamo visto sopra, fallisce. Lo stare a dieta può trasformarsi in una vera ossessione fino a condurre a disturbi di tipo anoressico, i quali hanno delle conseguenze drammatiche a livello, non solo mentale, ma anche fisico.
Il panorama sembra davvero tragico ma in realtà quello che mi propongo di trasmettere con questo scritto a chi sta facendo diete o ha intenzione di cominciarle, è di stare attenti alle diete troppo restrittive o “miracolose”, in quanto possono produrre più effetti negativi che positivi. In ambito psicologico infatti l’intraprendere diete di questo tipo può esporre maggiormente alla possibilità di sviluppare disturbi alimentari. Fortunatamente oggi un numero sempre maggiore di dietologi non considera la dieta come una semplice riduzione dell’assunzione di cibo, ma un cambiamento più generale dello stile di vita della persona, che tiene conto delle sue peculiarità psicologiche e fisiche.