Il confronto con gli altri è sicuramente un processo fondamentale attraverso il quale ognuno di noi conferma la propria identità, non a caso Goffman ha scritto che “gli uomini sono trafficanti di identità”.
Quando interagiamo con gli altri infatti trasmettiamo con le parole o con il comportamento un’ immagine di noi stessi che può essere confermata, rifiutata o disconfermata.
Nel caso della conferma la persona con cui ci relazioniamo accetta la definizione che diamo di noi stessi, per esempio può confermare che siamo persone capaci e esperte su un determinato argomento, nel caso del rifiuto riconosce l’idea che proponiamo ma è in disaccordo, infine per quanto riguarda la disconferma il nostro interlocutore è impermeabile a ciò che proponiamo di noi stessi, nel senso che non recepisce il messaggio che inviamo e continua a relazionarsi con noi senza tenere di conto della nostra prospettiva.
La disconferma è molto peggio del rifiuto in quanto il rifiuto implica, pur manifestando dissenso, un riconoscimento della posizione della persona; in altre parole quando l’idea che trasmettiamo di noi stessi viene rifiutata riceviamo questo messaggio: “ho capito che te la vedi così, ma non sono d’accordo”, mentre quando veniamo disconfermati: “tu sei così” ed è la visione soggettiva della persona con cui parliamo che resta indifferente all’idea che proponiamo di noi stessi.
Il ricercare l’approvazione di noi stessi nelle relazioni è pertanto un processo normale e funzionale al mantenimento del nostro senso di identità, ma tali dinamiche possono irrigidirsi creando problemi di tipo psicologico.
Un esempio lo ritroviamo quando il bisogno di approvazione da parte degli altri è cosi importante per la persona da non poter tollerare l’idea di essere rifiutata e la spinge in maniera rigida e ripetitiva, tanto da costituire un modello abituale di comportamento, a cercare continue conferme positive.
In alcuni casi queste persone sono incapaci di dire di no e si assicurano l’approvazione degli altri con un’eccessiva disponibilità, rinunciando ai propri bisogni e facendo tutto quello che viene loro chiesto e anche di più. L’esito di questo copione è spesso negativo per la persona che scopre che il suo impegno in questa direzione ottiene l’effetto opposto: o si sente depressa perché non si sente mai realmente accettata, in quanto viene riconosciuta per quello che fa e non per quello che è, o sviluppa sentimenti di rabbia verso gli altri basata sulla sensazione spesso verosimile di essere sfruttata.