Disturbo Ossessivo Compulsivo

 

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Pensate al caso di un uomo che ogni venti secondi batte le mani. Quando gli si chiede il motivo del suo strano comportamento risponde: “lo faccio per far scappare gli elefanti”. “Elefanti? Ma non ci sono elefanti qui ”si stupisce chi chiede. “Visto?” replica l’uomo, “funziona”.

                                                                                                                           Citato da Paul Watzlawick

 

Il disturbo ossessivo compulsivo è considerato uno dei problemi psicologici più resistenti e difficili da modificare, tanto che spesso la diagnosi di tale condizione viene connotata e di conseguenza vissuta come una condanna per il paziente, che spesso viene indirizzato verso una cura farmacologica associata eventualmente ad una psicoterapia di sostegno.

E’ bene chiarire fin da subito che sono state scoperte delle tecniche terapeutiche in grado di curare completamente tale disturbo e di conseguenza, dal mio punto di vista, per tale problema, così debilitante per la persona, è ancora più importante interrompere la terapia quando non si ottengono risultati e rivolgersi ad un altro terapeuta, che con un intervento mirato, può risolvere il problema.

 

Cos’è il disturbo ossessivo compulsivo?

Il DOC è costituito dall’impulso irrefrenabile di mettere in atto rituali (una sequenza rigida e stereotipata di azioni o pensieri) che hanno la funzione di sedare l’ansia collegata a pensieri ossessivi che colpiscono la persona. Tali pensieri ossessivi più nello specifico possono corrispondere a dubbi, fissazioni fobiche, paure che riguardano il futuro, sensazioni di aver sbagliato o dimenticato qualcosa ecc..

Da un punto di vista sistemico -costruttivista la peculiarità di questo disturbo, che lo rende spesso apparentemente assurdo e allo stesso tempo così resistente al cambiamento, è che il rituale funziona, ovvero riesce a sedare l’ansia indotta dall’ossessione; ma proprio perché funziona così bene la persona non è in grado di interromperlo, ma al contrario la sua frequenza e invasività aumentano fino a rendere tale condizione invalidante.

A questo riguardo è bene specificare che la presenza di piccoli rituali o manierismi scaramantici non corrisponde ad avere un disturbo ossessivo compulsivo, la differenza fra normalità e patologia non è definita dalla differente natura fra le due, ma è una differenza quantitativa, dipende dalla frequenza e dalla rigidità con la quale viene messo in atto il comportamento rituale.

Tornando alla funzione o utilità dei rituali, questi possono essere propiziatori, riparatori, o preventivi.

Un rituale propiziatorio fa in modo che le cose vadano bene nel futuro: mi metto sempre una certa maglia prima di affrontare un esame, l’esame va bene, il rituale funziona e lo ripeterò per gli esami futuri.

Un rituale riparatorio rimedia a un errore o più in generale a qualcosa di negativo che è successo nel passato: ho il dubbio di aver commesso qualche errore nel documento che devo consegnare al mio superiore lo rileggo per cinque volte, il documento risulterà corretto, di lì in avanti se non rileggo cinque volte ogni documento sono assalito dal dubbio di aver commesso un errore.

Un rituale preventivo fa in modo che non succedano cose negative nel futuro: quando sono nei luoghi pubblici mi assicuro che ci siano dei bagni vicini, in modo da non trovarmi in difficoltà nel caso senta il bisogno impellente di andare in bagno, se non eseguo tale controllo mi sentirò in forte difficoltà.

La psicoterapia di questo disturbo pertanto deve considerare che, se anche la persona riconosce l’irrazionalità del rituale, non riesce a non metterlo in atto perchè a livello esperenziale e di conseguenza a livello percettivo-emotivo, ha l’evidenza che il rituale funziona.

La terapia strategica, utilizzando la stessa logica del disturbo, ha l’obbiettivo di modificare tale percezione soggettiva facendo sperimentare concretamente al paziente come le cose vadano ugualmente bene senza la messa in atto del rituale (rispetto alla citazione iniziale: far sperimentare all’uomo che anche se non batte le mani gli elefanti non arrivano), e come questo, se sul momento seda l’ansia, nel tempo è ciò che mantiene viva l’ossessione.