Psicoterapia Breve degli Attacchi di Panico
Uno dei problemi psicologici più diffusi in questi ultimi anni e con il quale spesso mi confronto nella mia pratica professionale, è il disturbo da attacchi di panico. Questa condizione costituita da crisi intense di ansia che presentano una variabile sintomatologia fisica (affanno respiratorio, tachicardia, vertigini, sintomi gastro-intestinali, giramenti di testa, confusione mentale ecc…), generano un’intensa sofferenza nelle persone e nei casi più gravi arrivano ad invalidare completamente la loro vita.
L’emozione primaria alla base di questo disturbo è la paura e a livello percettivo si manifesta come la paura di morire o di perdere il controllo. Nel primo caso la persona in corrispondenza di un primo attacco, che può essere insorto da una situazione di stress, sviluppa un intenso timore di rivivere l’episodio e spaventata dalla sintomatologia teme che qualcosa non vada dentro di se, a livello organico, e di poter morire per una crisi intensa, che viene generalmente ricollegata all’infarto o all’ictus. Nel secondo caso la paura si sviluppa sulla percezione di perdere il controllo di se stessi e impazzire, quindi perdere la ragione, l’orientamento, la padronanza di se stessi durante le situazioni che la vita ci propone.
I pazienti per cercare di vincere queste due forme di timore cercano di controllare la propria attività fisiologica interna o i propri stati mentali, ma entrambi vengono alterati proprio da questa attenzione ossessiva, producendo un’innalzamento dell’ansia generale. Inoltre in corrispondenza di situazioni in cui la persona si sentirà in allerta ogni reazione, sia fisica che psicologica, sarà repressa con uno sforzo volontario, che paradossalmente ne determinerà un aumento, fino all’attacco di panico.
L’attacco di panico, pertanto, è generato dai tentativi che il paziente mette in atto per tenere a bada le naturali reazioni psico-fisiche a stimoli sia interni che esterni, in seguito ad aver sperimentato in una situazione passata la perdita di controllo.
Per questo motivo a differenza delle fobie, il disturbo tende a generalizzarsi e, come riferiscono chiaramente i pazienti, il “nemico” diventa sempre più interno, quindi la paura emerge al solo pensiero di potersi sentire male e non si collega più a situazioni esterne.
La psicoterapia breve strategica risolve questo problema andando a bloccare “i tentativi di controllo che fanno perdere il controllo”, non dissuadendo la persona nel mettere in atto tali modalità disfunzionali, in quanto quando il disturbo si è strutturato, la paura è così forte che per la persona è impossibile “non fare niente”, ma attraverso prescrizioni comportamentali paradossali che sovvertono il meccanismo alla base del disturbo.