Riflessioni sulla psicoterapia: problemi relazionali sul lavoro
Un problema che molto spesso affronto in terapia è costituito dalla sofferenza generata dal conflitto che il paziente vive con alcune persone in un dato ambiente. Molto frequentemente questo accade sul lavoro. Questi pazienti sentono un’ingiustizia continua che viene perpetuata nei loro confronti e possono avere reazioni esplosive di rabbia o tenersi tutto dentro, in modo implosivo. La sensazione più lamentata è la rabbia unita ad un forte senso di impotenza: il paziente è la vittima, gli altri gli aguzzini.
Questo tipo di problemi sono dinamiche relazionali che si costruiscono e mantengono nel tempo, quindi in prima battuta blocco subito la tendenza di andare a ricercare i colpevoli, ma la contrario cerco di concordare con la persona delle strategie concrete da realizzare, che le possono permettere di cambiare la situazione. In generale spesso il paziente è realmente osteggiato, nell’ambiente di lavoro per esempio, ma contemporaneamente ha contribuito lui stesso nel mantenere la situazione, ed aggravandola, difendendosi.
La terapia consiste nel far sperimentare modalità differenti dalla difesa dal “nemico-aguzzino” e nel rilevare gli effetti ottenuti. Spesso si prescrivono in concomitanza strategie di gestione della rabbia che facilitano la realizzazione delle prescrizioni comportamentali, nell’ambiente in cui il paziente è in difficoltà.
Modalità differenti di entrare in relazione producono realtà differenti, per cui ciò che il paziente subisce e ritiene immodificabile può essere cambiato, conducendolo attraverso la persuasione a mettere in atto soluzioni molto differenti rispetto a quelle che sta attuando.
L’obbiettivo è spiazzare il “nemico” con una risposta che non si aspetta, in modo da rompere il circolo vizioso, e poi porre le basi per lo sviluppo di una differente relazione.