Domande Frequenti
Che differenza c’è fra psicologo e psicoterapeuta?
Lo psicologo si occupa di diagnosi, sostegno, prevenzione e riabilitazione psicologica. Lo psicoterapeuta è un medico o uno psicologo che ha compiuto un percorso di specializzazione quadriennale riconosciuto, in psicoterapia. Questo gli permette, a differenza dello psicologo, di intervenire con tecniche specifiche per la cura di disturbi psicologici (terapia).
Che differenza c’è fra psichiatra e psicoterapeuta?
Lo psichiatra è un medico specializzato in psichiatria: questo gli consente di prescrivere farmaci.
Lo psicoterapeuta (se non si è specializzato in psichiatria e di conseguenza non è laureato in medicina) non può prescrivere farmaci ma interviene attraverso il dialogo o attraverso indicazioni comportamentali.
La terapia breve strategica prevede l’utilizzo di farmaci?
La terapia breve strategica, essendo un intervento di psicoterapia non prevede l’uso di farmaci. Se il paziente sta usando farmaci al momento della prima visita, questi vengono scalati gradualmente, con la collaborazione di uno psichiatra, man mano che il trattamento procede e produce i suoi effetti.
Qual’è la durata dell’intervento?
L’intervento in media ha una durata di dieci sedute e in generale non supera mai le venti sedute. Se già nelle prime sedute non interviene nessun cambiamento della situazione portata, il terapeuta interrompe il trattamento e indirizza il paziente da un collega, con lo stesso o con un differente approccio. Questo perché si ritiene che non esistono interventi neutri: se l’intervento non funziona diventa complice del mantenimento della problematica portata.
L’intervento è rivolto solo agli adulti o anche ai bambini?
L’intervento è rivolto anche ai bambini. Su questi si interviene con una terapia indiretta: si vedono solo i genitori, ai quali vengono affidate indicazioni specifiche, da realizzare quando interagiscono con i figli in famiglia. Questo per i seguenti motivi: è importante evitare che il bambino si senta diverso o “malato” perché portato da uno psicologo (effetto etichettamento), è importante che il cambiamento avvenga attraverso i genitori e non attraverso un estraneo, e infine a causa della naturale fase di sviluppo psicologico. Infatti è difficile che bambini molto piccoli mettano in atto le indicazioni terapeutiche una volta usciti dallo studio dello specialista.
Qual è il costo per seduta?
Il costo di ogni seduta varia asseconda del problema trattato, dai tempi, dalle persone coinvolte, dal livello di gravità della situazione ecc… Per cui non si stabilisce un prezzo definitivo uguale per tutti i pazienti che usufruiscono della prestazione, in modo che anche questo aspetto possa adattarsi al caso specifico. Rispetto a questo nel sito dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, è riportato un tariffario (al quale ci atteniamo) dove viene definito il range entro il quale possono variare i costi delle prestazioni in ambito psicologico.
Qual è la frequenza delle sedute?
In linea generale le prime sedute sono fissate a cadenza settimanale o bisettimanale asseconda della situazione specifica su cui si interviene. Man mano che il problema si risolve si aumenta la frequenza ad ogni tre settimane fino ad una volta al mese, in modo che la persona sperimenti le ritrovate risorse e capacità personali. Una volta superato il problema e conclusa la terapia si rivede la persona a distanza di tre mesi, sei mesi, un anno (dalla fine del percorso terapeutico), per verificare che il cambiamento si sia mantenuto nel tempo.
Quello che viene comunicato in terapia può essere comunicato dal terapeuta ad altri?
Il terapeuta è obbligato al rispetto e alla tutela della privacy del paziente, dal codice deontologico degli psicologi. Ogni comunicazione in seduta pertanto non può uscire dallo studio del terapeuta. Anche se parenti, amici o persone vicine al paziente volessero sapere informazioni sul percorso intrapreso, il terapeuta non può riferire niente senza il consenso del paziente. Nello specifico non può nemmeno confermare né negare di avere in cura una certa persona.
Con quali disturbi è indicata la terapia breve strategica?
La terapia breve strategica è un intervento particolarmente indicato per il trattamento di disturbi invalidanti e impedenti, quali: fobie, attacchi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, paranoie, disordini alimentari, problemi sessuali e depressione.
Il modello di intervento strategico è applicato anche per la risoluzione di problematiche non invalidanti, quali: difficoltà relazionali nei vari ambiti (coppia, famiglia, scuola, lavoro), difficoltà rispetto alla performance, sintomatologie potenzialmente impedenti ma non ancora ben strutturate. In questi casi l’intervento consiste in una consulenza psicologica che si basa comunque sul modello di intervento strategico, pertanto la durata del percorso è breve (10-15 sedute in media).
Se si è già seguiti da un altro specialista (psicologo, psichiatra, psicoterapeuta) si può iniziare la terapia breve strategica o si deve interrompere il trattamento in corso?
La Terapia Breve Strategica non presenta alcuna “controindicazione” rispetto alla coesistenza di altri interventi terapeutici, poiché rappresenta una modalità di lavoro originale, che non risente di interferenze rispetto ad altri percorsi psicoterapici. Di conseguenza, la persona che sta seguendo una psicoterapia di altro tipo o una terapia farmacologica può rivolgersi ad un terapeuta strategico sistemico senza dover interrompere il trattamento attualmente in atto.