Psicoterapia breve dell’insonnia

Le difficoltà del sonno, sono problematiche molto diffuse e molto spesso costituiscono il problema principale che porta la persona in psicoterapia.

In molti casi i pazienti che riportano problemi del sonno si rivolgono ad uno psicoterapeuta dopo averle provate di tutte, in genere prima si sono già rivolti al medico di base il quale ha prescritto farmaci (ansiolitici o antidepressivi) oppure la melatonina. Nella maggior parte dei casi, come è anche confermato da importanti ricerche cliniche, i farmaci apportano leggeri miglioramenti in termini di durata del sonno e inoltre riducono la qualità del sonno stesso in termini di riposo.

In un’ottica strategica l’insonnia è il disturbo che più di tutti si presta a spiegare il concetto di tentata soluzione disfunzionale, ritenuto già dai fautori del modello di psicoterapia breve di Palo Alto, il criterio operativo di base per trovare soluzioni efficaci per problemi complessi.

Nello specifico l’incapacità di dormire in modo adeguato è l’effetto dei tentativi messi in atto per dormire dalla persona, che producono effetti paradossali, cioè tengono svegli. Questa dinamica è facilmente comprensibile se pensiamo al fatto che l’insonne, constatando di non dormire, inizia ad impegnarsi, a fare qualcosa per addormentarsi, ma l’impegno genera un’attivazione e un’aspettativa ansiosa, incompatibile con lo stato di rilassamento indispensabile per generare il sonno. Più sinteticamente non ci si può addormentare attraverso un atto intenzionale.

Fra i più comuni tentativi di dormire che tengono svegli troviamo: cercare di dormire, cercare la posizione più comoda, cercare di non pensare, cercare di rilassarsi, impegnarsi in compiti noiosi, leggere per stancarsi, guardare la tv o il cellulare, cercare spiegazioni per il fatto che il sonno non arriva, rimanere alzati finchè non si è stanchi, fare cose utili durante la notte per stancarsi.

Quindi per sconfiggere l’insonnia possiamo pensare di evitare di fare queste cose?  La pratica della psicoterapia breve da sempre ci insegna che per risolvere un problema piuttosto che non fare qualcosa, è molto più efficace fare qualcosa di attivo che impedisce di realizzare le tentate soluzioni che generano il problema.

Fabio Leonardi nel libro “Imparare a dormire” (2024) definisce in modo chirurgico 3 regole comportamentali, che se applicate permettono di produrre quell’assetto mentale che genera il sonno.  Queste regole comportamentali bloccano completamente (se seguite alla lettera e in modo sistematico) quei fattori che tengono svegli, generando indirettamente il sonno.

Per concludere possiamo affermare che nell’ambito della terapia breve strategica sono state sviluppate delle tecniche sempre più specifiche per risolvere determinati blocchi psicologici, anche per quanto riguarda l’insonnia si riesce nella maggior parte dei casi a produrre risoluzioni sostanziali in breve tempo, azzerando anche l’eventuale assunzione di farmaci. Questi sono i casi in cui l’insonnia è un disturbo circoscritto e non è l’effetto di altri disturbi psicologici o effettive condizioni organiche. Oltre a essere efficace l’intervento è anche breve, in genere si realizza uno sblocco del problema nelle prime due settimane di trattamento.

 

Bibliografia

Leonardi, F. (2024). Imparare a dormire. Ponte alle Grazie