Ritiro sociale e uso di internet negli adolescenti

Il tema trattato in questo scritto è sicuramente un argomento scottante e molto attuale, oggetto di preoccupazione di molti genitori.

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un fenomeno sempre più comune in età adolescenziale: il ritiro sociale.

Accade che inaspettatamente o in corrispondenza di difficoltà (soprattutto in ambito scolastico) il giovane inizi a ritirarsi sempre di più dal contesto sociale: prima dalla scuola, poi dalle attività extra-scolastiche, poi dagli amici e infine nei casi più gravi anche dai familiari. L’adolescente finisce per vivere dentro casa o nella sua camera, rifiutando qualsiasi attività o contatto sociale. Questo comportamento si correla ad un’immersione nel mondo virtuale, ad un uso eccessivo o continuativo di internet.

E’ importante chiarire che non è il mondo virtuale a generare il ritiro sociale, o utilizzando un linguaggio clinico: la dipendenza da internet a causare il ritiro sociale. Nella maggior parte dei casi l’adolescente attraversa una crisi evolutiva che cerca di gestire attraverso il ritiro sociale, il quale sarà affrontato a sua volta attraverso un’immersione nel mondo virtuale. L’eccesso di attività in rete sono quindi l’effetto del ritiro e non la sua causa, ma come spesso accade nei problemi psicologici l’effetto retroagisce sulla causa rafforzandola, ovvero si crea un circolo vizioso in cui l’uso di internet per affrontare il ritiro alimenta la tendenza stessa a ritirarsi dalle scene sociali.

Il punto fondamentale per capire il ritiro sociale e intervenirci è comprendere che spesso costituisce il modo migliore che l’adolescente ha trovato per affrontare un determinato problema, che in genere riguarda le difficoltà legate ai cambiamenti insiti nel periodo adolescenziale. Il problema può riguardare tipiche tematiche adolescenziali: il cambiamento del corpo, la gestione della sessualità, l’essere attraenti verso l’altro sesso, l’essere accettati e cercati, il riuscire nello studio e nello sport. Un fisiologico problema in questi ambiti può condurre il giovane a rinunciare piuttosto che a combattere per “crescere”, e quindi a decidere, più o meno consapevolmente, di bloccare la sua crescita e di ritirarsi, piuttosto di correre il rischio dell’insuccesso, dell’errore, della sconfitta.

I contesti educativi e familiari sono sempre più protettivi e affettivi verso i bambini, i quali sviluppano presto un forte senso di importanza personale: è come se tutti i bambini si sentissero “speciali”. La crescita li porta in età adolescenziale a scontrarsi con i propri limiti: intellettivi, caratteriali, comunicativo-sociali, atletici ed estetici e questo in contrasto con il loro sentirsi “speciali” può condurre a forti sensi di fallimento e di vergogna che possono sfociare, se ingestibili socialmente, nel ritiro sociale.

I contesti educativi e familiari precedenti si basavano principalmente su modelli di tipo autoritario in cui i bambini dovevano “comportarsi bene” e in cui c’era molta meno attenzione a come questi “si sentivano”. I problemi adolescenziali scaturiti da questo modello riguardavano infatti più la ribellione o l’assunzione di comportamenti devianti.

Oggi il maggior problema degli adolescenti, per le dinamiche descritte, consiste nel sentirsi inadeguati e nella vergogna, sensazioni che portano ad assumere una posizione passiva verso la vita, ancora più disarmante per i genitori, rispetto ai precedenti atteggiamenti di ribellione.

La psicoterapia breve strategica del ritiro sociale consiste nell’utilizzare stratagemmi per sbloccare l’isolamento (coinvolgendo anche i genitori) e poi nell’affrontare la crisi evolutiva dell’adolescente, con l’obbiettivo di sostenerlo e di promuovere quelle esperienze concrete che gli permetteranno di superare la crisi e di crescere.

Infine ritengo che il miglior modo per prevenire fenomeni così impattanti e dolorosi, come il ritiro sociale negli adolescenti, sia abituare i bambini e i giovani alla frustrazione dell’insuccesso: l’errore e la sconfitta dovrebbero essere configurati dai contesti educativi come qualcosa di positivo, come qualcosa di indispensabile per crescere.