Dipendenza affettiva e narcisismo patologico
I termini narcisismo patologico e dipendenza affettiva in questo breve scritto non fanno riferimento a patologie psicologiche definite, ma descrivono alcune caratteristiche personali legate a determinate modalità relazionali.
Questa specificazione è importante in quanto i due termini attualmente sono molto usati e talvolta impropriamente abusati, sia dagli esperti del settore che dai non addetti, sono parole ormai diventate di uso comune.
Cercherò di spiegare i due problemi senza analizzarli individualmente, attività che condurrebbe alla definizione di etichette o categorie diagnostiche, che mal si sposano con la complessità del problema affrontato, ma i due aspetti saranno trattati nella loro interazione e complementarietà.
Si crea una relazione tossica o disfunzionale, quando questa si fonda su una complementarietà patologica, ovvero entrambi i partner sono motivati a perdurare nella relazione perché questa soddisfa profondi bisogni emotivi e identitari, e non perché è presente un reciproco stare bene insieme.
La dinamica relazionale più diffusa è quella in cui lui è un uomo fragile ed insicuro ed ha bisogno di compensare la propria bassa autostima in qualche modo, e lei è una persona altrettanto fragile che ha bisogno del riconoscimento affettivo di un altro per sentirsi viva e non persa. In questo modo i due si compensano a vicenda: il “narcisista” riceve l’importanza che desidera, la “dipendente affettiva” insegue il sogno di una relazione straordinaria per sentire di esistere. Ma tutto questo ha un costo, la relazione per andare avanti e soddisfare i reciproci bisogni, non può funzionare: il narcisista non può accontentare del tutto il bisogno di affetto e vicinanza della dipendente, in quanto così facendo finirebbe il gioco relazionale in cui lei lo “insegue” e perderebbe la sensazione di sentirsi importante, anzi indispensabile e straordinario.
La “dipendente affettiva” nelle prime fasi della relazione reagisce al comportamento ambivalente di lui (a volte è molto affettuoso, altre completamente assente) idealizzandolo e autosvalutandosi, questo conduce a problematiche nella sfera dell’umore, con alternanza di umore eccessivamente positivo a umore depresso. Quando i difetti di lui sono evidenti invece, la “dipendente affettiva” prende atto della situazione, ma non decide di lascare il partner bensì di cercare di cambiarlo. Questo determina problematiche di tipo ossessivo compulsivo: il pensare continuamente a lui, il cercare di capirlo (vivere nella sua testa), il controllarlo attivamente e infine il portarlo da uno psicologo che lo può cambiare.
La psicoterapia di queste problematiche non è quasi mai una terapia di coppia: in genere è la “dipendente affettiva” a chiedere aiuto, il lavoro psicoterapeutico consiste nel non assecondare la richiesta fallimentare in partenza di cambiare il partner, ma di rendere lei più consapevole del fatto che la relazione non funziona e non può funzionare, e da questo punto cominciare un lavoro personale, per prendere le distanze dalla relazione tossica e sviluppare quelle competenze e risorse che la possono condurre a vivere relazioni sane, e ad interrompere il copione disfunzionale della complementarietà patologica. Il narcisista patologico nella maggior parte dei casi, invece di riconoscere il problema e lavorare su se stesso, cerca un’altra partner che viva della sua luce riflessa.
Bibliografia
Muriana, M. & Verbitz, T. (2021). Le relazioni dipendenti. Alpes
Secci, E. M. Narcisisti perversi e le unioni impossibili. Ebook