La subdola trappola del Rimandare

Un comportamento umano molto diffuso ma che può andare a costituire anche importanti problemi è quello del “rimandare”. A tutti noi è capitato di dire, “ok, quella cosa la posso fare domani”, e fin qui tutto bene. Il problema si struttura quando questa reazione diventa abituale.

La persona rimanda nel futuro quello che dovrebbe fare oggi, fuggendo le proprie responsabilità ma soprattutto privandosi di quelle esperienze che sono necessarie alla crescita personale.

E’ come se si creasse una specie di circolo vizioso dove il procrastinare nel futuro induce la persona ad ancora ulteriori rimandi, finchè alla fine si deve rendere conto che è davvero troppo tardi.

Per esempio abbiamo sempre rimandato di sostenere un corso di formazione per accedere ad una posizione lavorativa migliore, finchè ormai non abbiamo più l’età per quel lavoro o le nuove condizioni di vita (salute, famiglia, condizioni economiche) non lo permettono più.

Ci possono essere svariate ragioni che spingono le persone a rimandare ciò che dovrebbero fare.

A mio parere le principali sono due ed hanno valore opposto.

La prima è il timore di non essere in grado: rimandando la persona non si confronta con la possibilità di fallire, ma così facendo i suoi limiti crescono sempre di più, finchè come si dice “i nodi non vengono al pettine”.

La seconda al contrario è il timore di riuscire a raggiungere l’obbiettivo: il timore è quello di cambiare anche se in senso positivo e di fermarsi una volta raggiunto lo scopo. Queste persone è come se fossero degli eterni viaggiatori che rifuggono ogni porto sicuro, rimandando continuamente il loro approdo.

Il rimandare è una trappola psicologica molto subdola in quanto da una parte ci protegge senza farci perdere la faccia (infatti non rinunciamo ad una cosa manifestando di non essere in grado ma ci proponiamo di farla successivamente), dall’altra se reiterata ci danneggia creando limiti o un moto perpetuo alla ricerca di una meta.