Riflessioni sulla psicoterapia: esperienza emotivo-correttiva

Giorgio Alberti nel libro “l’Esperienza Emozionale Correttiva nelle Psicoterapie”, individua nell’esperienza il fattore principale di cambiamento comune ai differenti approcci terapeutici.

Il termine esperienza emozionale correttiva è stato introdotto in psicologia per la prima volta dallo psicoanalista Franz Alexander, che la considera una disconferma delle aspettative che il paziente ha nei confronti dell’analista , le quali si basano sull’interiorizzazione di un modello relazionale, che si è sviluppato nel rapporto con i genitori. Per fare un esempio se il paziente anticipa il rifiuto nel caso esprima un dissenso, perchè così è sempre stato col proprio padre, nella relazione terapeutica esperisce più volte che tutte le sue opinioni vengono accolte dall’analista. Secondo Alexander tale esperienza reiterata va a modificare i modelli relazionali disfunzionali del paziente, che gradualmente capisce che può esprimere le proprie idee senza essere rifiutato.

Per esempio per alcuni psicoterapeuti di orientamento cognitivista, come Victor Raimy, l’esperienza correttiva è finalizzata a modificare credenze irrealistiche rispetto a se stessi, per esempio: “io non piaccio a nessuno”.

Dal mio punto di vista il fatto interessante è che per la prima volta si considera l’esperienza, e non lo sviluppo di auto-consapevolezza, come fattore che dà il via al cambiamento. Di conseguenza la relazione col paziente in seduta, viene guidata dal terapeuta affinchè produca delle esperienze mirate a rompere gli aspetti disfunzionali del suo sistema psicologico.

Nelle terapie sistemico- costruttiviste  questo fattore terapeutico assume un ruolo centrale, in quanto non solo all’interno della relazione terapeutica in seduta, ma anche al di fuori di questa si danno delle indicazioni comportamentali che hanno l’obbiettivo di far provare al paziente esperienze correttive.

Per esempio si può chiedere a chi pensa di non piacere a nessuno di verificare questo assunto facendo degli esperimenti, che condurranno a contraddire tale idea disfunzionale. Per queste terapie l’esperienza correttiva è ciò che permette lo sblocco dei problemi umani, e solo dopo si cerca di sviluppare la consapevolezza del paziente sulle dinamiche che determinano la sua sofferenza.

Si inverte cosi l’idea del senso comune “prima capisco e poi cambio”, in “prima cambio e poi capisco”.