Le due anime della Psicoterapia Breve
Nell’ambito della terapia breve possiamo individuare due modelli di intervento che condividono la stessa matrice teorico-epistemologica, questi sono la terapia breve strategica e la terapia breve centrata sulla soluzione.
Il modello teorico cui fanno riferimento è sistemico-costruttivista, e vede i problemi umani come delle costruzioni di significato che emergono nelle interazioni fra individui. Non definisce un impianto teorico che spiega l’origine dei problemi umani, ma si concentra sui processi interattivi in grado di generare il cambiamento.
I due modelli di intervento derivano dagli studi sulla terapia breve realizzati al Mental Research Istitute di Palo Alto in California a partire dagli anni sessanta, dove dalla prima teorizzazione di un modello di terapia centrato sul problema (terapia breve strategica), attraverso l’opera di Steve de Shazer e il gruppo di Milwaukee si è andato a definire un modello di terapia centrato sulla soluzione.
Vediamo le differenze applicative di questi due modi di fare psicoterapia.
La terapia breve strategica si concentra sul problema, su ciò che il soggetto esperisce come disfunzionale, sulla sua “lamentela”. Si utilizzano tecniche che sono mirate a modificare- riorientare gli aspetti psicologici vissuti come problematici, attraverso il dialogo o prescrizioni comportamentali che promuovono esperienze differenti rispetto al disagio lamentato. In questo modello i “sintomi” costituiscono il modo più diretto attraverso il quale promuovere un cambiamento più generale nel soggetto che richiede aiuto.
La terapia breve centrata sulla soluzione “scavalca” il problema e orienta subito l’attenzione del paziente su prospettive esistenziali al di là del problema esperito, sulla base delle quali vengono costruite reali esperienze di cambiamento.
Nella terapia breve strategica il cambiamento viene perseguito sbloccando i fattori che alimentano e mantengono il problema, nella terapia breve centrata sulla soluzione il cambiamento viene perseguito sviluppando le risorse che il soggetto possiede. Nella prima si blocca il problema per far emergere le risorse personali, nella seconda si implementano le risorse personali per estinguere il problema, entrambe introducono un circolo virtuoso di superamento del problema attraverso processi che si focalizzano su aspetti complementari: problema-soluzione.
All’interno delle terapie brevi strategicamente orientate sono state riprese tecniche che derivano dalla terapia breve centrata sulla soluzione, questa integrazione che anche io applico nella mia pratica professionale, ritengo che possa incrementare l’efficacia degli interventi.
Tale integrazione permette infatti di adattare meglio la terapia al caso specifico.
Nella mia esperienza clinica con pazienti che portano problemi con sintomatologie invalidanti (fobie, ossessioni, compulsioni, difficoltà del controllo degli impulsi) inizio l’intervento con un approccio focalizzato sul problema e lo evolvo, in seguito allo sblocco della sintomatologia, in uno centrato sulla soluzione, applicando tecniche che incrementano le risorse personali prima frenate dal disturbo.
In altre situazioni cliniche in cui non c’è una sintomatologia definita, ma che possono produrre ugualmente ingente sofferenza psicologica, posso iniziare l’intervento con un approccio focalizzato sulla soluzione, che integro in seguito con uno incentrato sul problema solo se necessario.