Problemi di Autostima e Rinuncia
Fra i problemi che si possono incontrare in ambito clinico uno dei più frequenti è legato all’avere bassa autostima.
Le persone alla domanda: “qual è il problema che la porta qua?” rispondono che vorrebbero essere più sicure e padrone di se stesse, che non hanno abbastanza autostima.
L’autostima è un concetto che fa riferimento alla percezione che la persona ha di se stessa. Questa ha la sensazione di non essere all’altezza, questo crea sofferenza soprattutto in ambiti lavorativi dove deve dimostrare il proprio valore o in situazione dove si confronta con gli altri.
Tutti sono visti come “superiori” e questo induce sentimenti di rabbia che possono essere rivolti verso gli altri o più spesso verso se stessi.
Il problema si materializza quando questa sensazione di “inferiorità”, che può essersi sviluppata attraverso esperienze diverse (fallimenti, critiche, ecc) conduce a delle reazioni che circolarmente convalidano l’idea di non essere all’altezza.
Concretamente la persona incomincia a rimandare, rinunciare ad attività che prevedono un suo coinvolgimento-partecipazione confermando a se stessa, ed agli altri, di non essere effettivamente in grado.
In questo modo quello che è sentito diventa reale e continuando per questa strada si scava una fossa sempre più profonda, sentendosi sempre più inadeguata in quanto ora i fatti parlano per lei.
A livello psicologico in genere troviamo la sintomatologia dello spettro depressivo: umore triste, mancanza di interesse, apatia, stanchezza, riduzione delle attività ecc…
Dal mio punto di vista l’intervento terapeutico deve rompere il circolo vizioso sopra-descritto più che intervenire sugli effetti di tale processo.
La terapia interviene strategicamente su due campi di battaglia.
Il primo è quello delle sensazioni e convinzioni negative riferite a se stessi: più che convincere la persona delle qualità che ha, cosa che conduce ad ulteriore demoralizzazione, si crea uno spazio dove può liberare ed intensificare, per scritto, tutte le accuse e critiche verso se stessa, producendo un distaccamento da tali sensazioni negative, ed un loro ridimensionamento.
Il secondo è quello delle reazioni: attraverso specifiche tecniche, che utilizzano logiche non ordinarie, è importante condurre la persona a mettere in atto anche piccole azioni concrete che disconfermano l’idea di non essere in grado, in modo da creare una dissonanza fra ciò che si crede di essere ed i fatti.
La domanda che inchioda il soggetto è questa: “se davvero non fossi in grado come ti spieghi il fatto che sei riuscito a fare questo?”
L’azione conferma inequivocabilmente la capacità, ed inverte il circolo vizioso della rinuncia e del rimandare.