Riflessioni sulla psicoterapia: amputazione o potatura, terapia breve di un caso difficile

Ai tempi dell’Università fui colpito dalla risoluzione di un caso di disturbo ossessivo eseguita in breve tempo da uno psicanalista. Il paziente viveva nel terrore di poter amputare una mano a sua moglie, che adorava,  era tormentato da immagini cruente riguardo a questo e dalla sensazione di perdere il controllo e realizzare il terribile atto. Si trattava a tutti gli effetti di un disturbo ossessivo. Il terapeuta non riuscendo ad ottenere nessun risultato attraverso l’interpretazione dei sogni e l’analisi del passato, mosso dal buon senso cercò di spiegare all’uomo (ormai stremato dalle sue ossessioni) che non avrebbe mai commesso l’atto temuto ma anzi, proprio perché teneva tanto a sua moglie era tormentato da questa paura. Tale argomentazione molto sofisticata e che coglie il meccanismo perverso di questo tipo di disturbi, non produsse ugualmente nessun risultato, e il paziente peggiorava sempre di più abbandonando lavoro, relazioni ecc…Allo stremo, in una seduta, il terapeuta propose questa interpretazione dell’ossessione del paziente: “ ha mai pensato che non si tratti di un’amputazione ma di una potatura?”. Il paziente rimase scosso e uscì dallo studio, alla fine della seduta, ancora più pensieroso. Da questa interpretazione, che non sappiamo da dove sia venuta al terapeuta anch’egli stremato dalla difficoltà della terapia, seguì un repentino miglioramento.

Perché questa mossa ha risolto in breve tempo il problema?

L’idea di amputare un arto è stata completamente ristrutturata in qualcosa di positivo come la potatura, quindi da qualcosa di “brutto” è diventata qualcosa di “bello” ( tagliare qualcosa per farlo crescere meglio) e di conseguenza “pensabile”. Il paziente ha smesso di lottare accettando positivamente l’interpretazione, e si è liberato dall’ossessione. Tale tecnica in ambito strategico-costruttivista si chiama ristrutturazione e consiste nel cambiare il significato disfunzionale che la persona dà a qualcosa e che la fa soffrire.

E’ importante sapere se si tratta di un’amputazione o di una potatura?

Al fine di risolvere il problema no. Il terapeuta non ricerca la “verità” ma di portare il paziente ad avere una visione differente della realtà, in modo che questa stessa visione non lo faccia più stare male.

Come si realizza tutto questo?

La ristrutturazione se funziona è lo strumento terapeutico più efficace ed efficiente, ma è molto difficile da realizzare in quanto implica di proporre un’idea che sia in sintonia con la prospettiva disfunzionale della persona. Nel nostro caso la spiegazione razionale non è stata accettata in quanto di un’altra “natura” rispetto all’ossessione del paziente, mentre “tagliare qualcosa” può essere visto sia come un’amputazione sia come una potatura, tale dubbio terapeutico ha condotto a riconsiderare “tutto” in un’ottica più positiva e di conseguenza liberatoria.