Riflessioni sulla psicoterapia: piccoli tiranni e sabotaggi benevoli

Una problematica che sempre più frequentemente mi viene portata in  studio, è una situazione di sudditanza di entrambi o di uno dei genitori nei confronti di un figlio problematico. Spesso sono adolescenti che manifestano gravi problemi comportamentali o una sintomatologia psicopatologica marcata, di diverso tipo (depressiva, ossessivo-compulsiva, fobica-sociale). I genitori sono vittime della sintomatologia dei figli perchè, mossi da emozioni forti quali, paura, sensi di colpa e demoralizzazione , rispondono a tutte le “richieste” che gli vengono fatte loro da questi. La dinamica relazionale che tiene in ostaggio i genitori è questa: “se non lo faccio distrugge la casa”, “se non gli rispondo temo che si chiuda ancora di più”, “non posso non assecondare le sue richieste è “malato”. Ecco che la sintomatologia acquisisce una funzione: l’adolescente ottiene vantaggi. I genitori si ritrovano in una situazione insostenibile che crea forte disagio (doppio-legame): “se lo assecondo alimento il problema, se non lo assecondo si intensifica ancora di più la sintomatologia negativa temuta”.

La strategia per far uscire i genitori da questa trappola (e quindi aiutare i figli) è il sabotaggio benevolo. Invece di incominciare a dire dei no imponendosi in maniera autoritaria (strategia che viene spesso usata in modo intermittente e che esaspera ancora di più la situazione) si incominciano a commettere degli errori o disattenzioni intenzionali; e subito dopo quando il figlio se ne accorge si chiede scusa in modo umile e sottomesso, giustificandosi per esempio che in  questo periodo ci si sente un po’ strani o si ha la testa altrove.

La situazione diventa difficile per il figlio in quanto non ha più genitori affidabili nel rispondere alle sue richieste, ne si può arrabbiare con loro, in quanto evitano il conflitto esprimendo sommessamente le loro incapacità e difficoltà. Ecco che la sintomatologia perde la sua funzione e che i genitori gradualmente si liberano dalla condizione di ostaggi.

Gli esempi di sabotaggi benevoli possono essere innumerevoli: se il ragazzo non mette a posto la stanza si fa al posto suo nascondendogli delle cose a cui tiene, ritardi negli accompagnamenti, far trovare la porta chiusa quando rincasa tardi ecc… L’importante è sempre chiedere scusa per le proprie manchevolezze, che non dipendono dalla propria volontà; come se si rispondesse ad un rapinatore che ci chiede il portafoglio che purtroppo l’abbiamo appena perso.