Strategie comunicative per gestire la conflittualità all’interno della coppia.
John M. Gottman e Julie Schwartz Gottman in seguito a numerose ricerche sulla conflittualità all’ interno delle relazioni di coppia, hanno individuato nel libro, “Dieci principi per una terapia di coppia efficace” (2017), delle strategie comunicative che i membri di una coppia possono imparare e applicare per disinnescare i conflitti che vanno a minare la stabilità della loro relazione.
La difficoltà nel gestire i conflitti è uno dei fattori principali che determina problemi di relazione e può condurre i partner a prendere le distanze fra di loro, fino ad approdare ad una separazione. Si crea una dinamica disfunzionale in cui i partner si attaccano a vicenda senza arrivare mai ad una soluzione: il problema nella maggior parte dei casi non dipende dalla posizione assunta da uno dei due, ma nella forma comunicativa che condividono e che avvolge entrambi imprigionandoli.
I membri della coppia non controllano il loro modo di comunicare, ma è il loro modo di comunicare che li controlla, e che prescinde dalle caratteristiche personali di ognuno: il problema è nella comunicazione ed è questa che deve essere cambiata.
I coniugi Gottman hanno individuato 4 elementi che costituiscono una comunicazione disfunzionale: critica, disprezzo, ritiro sulla difensiva, ostruzionismo. I primi due elementi sono strategie di attacco gli altri due sono strategie di difesa.
La critica consiste nell’attaccare il partner lamentandosi di una sua caratteristica che viene vista come un difetto. Il disprezzo si somma alla critica attraverso una manifestazione emotiva, da parte dell’accusatore, di disgusto e senso di superiorità verso l’altro. A questa comunicazione l’altro partner reagisce con una difesa che può consistere in un contrattacco, attraverso una critica, oppure attraverso l’assunzione di una posizione vittimistica, tesa a far sentire in colpa il partner. L’ostruzionismo è un’altra reazione difensiva che consiste nell’indifferenza: prendere le distanze dal partner erigendo un muro.
L’antidoto alla critica e al disprezzo, è utilizzare una forma di comunicazione di questo tipo: prima bisogna far riferimento alla situazione concreta per noi problematica, poi a come ci fa sentire e successivamente ai nostri bisogni a tal riguardo.
Riporto di seguito un esempio tratto dal libro dei coniugi Gottman:
George è preoccupato: sua suocera sarà loro ospite a cena stasera. Il problema sta nel fatto che la donna trova sempre una ragione per criticarlo. George vorrebbe che la moglie lo sostenesse qualora la madre di lei dovesse ancora una volta manifestarsi critica nei suoi confronti. Provate a pensare come potrebbe reagire la moglie se lui iniziasse la conversazione dicendo: “Cara tua madre è una piaga per l’intera umanità”
Una critica sprezzante probabilmente produrrebbe uno scontro con la moglie.
Vediamo invece l’effetto della forma comunicativa “antidoto” al conflitto: “Tesoro, il fatto che tua madre venga da noi stasera mi preoccupa un po’, perché alle volte si dimostra critica nei miei confronti. Se dovesse succedere ancora, potresti per favore prendere le mie parti?”. “Mi preoccupa un po’” fa riferimento al sentimento, “il fatto che tua madre venga da noi stasera” fa riferimento alla situazione, “potresti prendere per favore le mie parti” fa riferimento al bisogno.
Si capisce che questa forma comunicativa più difficilmente produrrà un conflitto: il contenuto è lo stesso sono i modi e la struttura comunicativa che cambiano e fanno la differenza.
L’antidoto al ritiro sulla difensiva consiste invece in un’assunzione di responsabilità rispetto al problema che si sta discutendo. Riconoscere la propria responsabilità quando veniamo attaccati è forse la cosa più difficile da realizzare, in quanto percepiamo la critica come ingiusta, e il suo riconoscimento come un segno di debolezza-inferiorità rispetto al partner. In realtà, rispetto a quello che accade pragmaticamente, chi accoglie la critica si dimostra più forte perché non reagisce alla provocazione, ma soprattutto condiziona la successiva reazione del partner in senso positivo: disinnesca il conflitto.
Facciamo un esempio:
“Bill, smettila di interrompermi!”
Ritiro sulla difensiva: “Non ti sto interrompendo. Sei tu che non la finisci mai.”
Risposta alternativa non difensiva: “Scusami. Probabilmente mi sono lasciato prendere dall’impazienza”.
Probabilmente con la prima risposta si accende una discussione, mentre la seconda risposta probabilmente avrà l’effetto di stemperare i toni.
Per quanto riguarda l’ostruzionismo è stato rilevato dalle ricerche effettuate da questi studiosi, che è una reazione di distacco dalla relazione determinata da una risposta emotiva generalizzata che blocca la persona. In questi casi il partner è talmente arrabbiato che non riesce a pensare e a rispondere, e per difendersi si ritira completamente. L’antidoto a questa reazione intensa consiste nel riconoscerla e nel ricorrere ad attività rilassanti per calmarsi. Quando il partner si trova in questo stato psico-fisico generalizzato deve prendersi una pausa dalla discussione, calmarsi e riprendere il problema in un momento successivo.
La psicoterapia può aiutare i partner di una coppia conflittuale facendogli acquisire queste competenze comunicative. La seduta diventa una palestra dove ci si può allenare ad affrontare i problemi in modo diverso, i partner vengono sollecitati ad affrontare in diretta un argomento di discussione ricorrendo, attraverso l’aiuto del terapeuta, a queste modalità comunicative più funzionali. L’obbiettivo è riportare tali acquisizioni nella vita di tutti i giorni, per controllare la comunicazione e non esserne più imprigionati.
Bibliografia
Gottman, J.S., & Gottman, J., M. (2015). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Raffaello Cortina Editore.